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Padre Francesco Fissore

IL PAPA DEL SORRISO


Domenica 4 settembre, papa Francesco ha beatificato in piazza san Pietro papa Giovanni Paolo I. Albino Luciani nacque a Forno di Canale (ora Canale D’Agordo) il 17 ottobre 1912 da Giovanni Luciani e Bortola Tancon, una famiglia molto povera, tanto che il padre emigrò più volte per lavorare e mantenere la famiglia. Nell’ottobre del 1923 Albino entrò nel seminario minore di Feltre e nel 1928 nel seminario Maggiore di Belluno. Fu ordinato sacerdote il 7 luglio 1935, quando non aveva ancora 23 anni e fu subito nominato cappellano e vicario cooperatore del suo paese Canale D’Agordo. Il 21 dicembre dello stesso anno fu trasferito ad Agordo dove rimase fino a Luglio del 1937. Fu poi insegnante nel seminario di Belluno fino al 1958, nel frattempo si laureò in teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma con una tesi su Antonio Rosmini. Il 2 febbraio del 1948 fu nominato provicario generale e direttore dell’ufficio catechistico diocesano. Nel 1949 pubblicò un libro: ”Catechetica in Briciole”. Il 15 dicembre del 1958 Papa Giovanni lo nominò vescovo di Vittorio Veneto e a chi gli faceva notare le sue precarie condizioni salute, in quanto era stato malato di polmonite, Giovanni XXIII rispose: ”vorrà dire che morirà vescovo”. Negli anni di episcopato a Vittorio Veneto, Luciani dimostrò grandi doti di catechista, tanto da farsi capire dai bambini e dalle persone di poca cultura, per la sua chiarezza nell’esporre e la sua capacità di sintesi. Monsignor Luciani partecipò a tutte le sessioni del concilio vaticano II dal 1962 al 1965. Il 15 dicembre del 1969 il papa Paolo VI lo nominò Patriarca di Venezia. Nei difficili anni della contestazione fu vicino agli operai di Marghera, spesso in agitazione, e maturò l’idea che la chiesa deve stare vicina alla gente, soprattutto ai più poveri e deboli. Propose che le chiese ricche dell’occidente donassero l’uno per cento delle loro rendite alle chiese povere del terzo mondo. Era poco amante degli sfarzi e fin dal suo insediamento a Venezia portò sempre la talare da sacerdote, indossando raramente la fascia viola da vescovo e poi quella rossa da cardinale. Il 16 settembre del 1972 il Patriarca Luciani ricevette Paolo VI in visita Pastorale a Venezia. Al termine della S. Messa in Piazza San Marco il Papa si tolse la stola papale e la mise sulle spalle del Patriarca Luciani, con un gesto che sembrava di investitura, facendolo arrossire per l’imbarazzo davanti a tutti i fedeli. Il 5 marzo del 1973 venne creato da Paolo VI cardinale, col titolo di San Marco in Roma. Pur essendo molto dolce e sorridente con le persone era fermo e forte nel ribadire i principi morali della chiesa, seguendo l’insegnamento di Gesù. Il 10 luglio del 1977 si recò in pellegrinaggio al santuario Mariano di Fatima e incontrò al Carmelo di Coimbra la veggente suor Lucia Dos Santos con la quale si trattenne due ore in conversazione. Suor Lucia gli avrebbe rivelato il terzo segreto di Fatima ed egli ne sarebbe rimasto molto impressionato. Egli descrisse così il suo incontro: “La suora è piccolina, è vispa e abbastanza chiacchierina…parlando rivela grande sensibilità per tutto quel che riguarda la chiesa d’oggi con i suoi problemi acuti…la piccola monaca insisteva con me sulla necessità di avere oggi cristiani e specialmente seminaristi, novizi e novizie, decisi sul serio ad essere di Dio, senza riserve. Con tanta energia e convinzione m’ha parlato di suore, preti e cristiani dalla testa ferma. Radicale come i santi: ou tudo ou nada , o tutto o niente, se si vuole essere di Dio sul serio”. Si dice che suor Lucia abbia predetto a Luciani la sua elezione e il breve pontificato, chiamandolo “Santo Padre”. Nel 2006 il cardinal Bertone ha definito questa storia “Tesi vecchia e priva di fondamento”. Dopo il colloquio suor Lucia avrebbe detto alle consorelle che se fosse stato eletto al pontificato sarebbe stato un ottimo papa. Il cardinal Luciani lasciò Venezia il 10 agosto per partecipare al conclave. Nella sua ultima messa celebrata in san Marco invitò i fedeli a pregare la Madonna per l’elezione del papa e per il nuovo Pontefice. Non sospettava minimamente di essere eletto tanto che portò la sua vecchia macchina dal meccanico e lo sollecitò a fare in fretta perché doveva tornare a Venezia entro pochi giorni. In Conclave Albino Luciani avrebbe detto agli altri cardinali di non prenderlo in considerazione ma di scegliere uno straniero. Il conclave fu rapidissimo, durò solo due giorni e alla quarta votazione nella serata del 26 agosto, con 101 voti su 111 votanti fu eletto papa. Alle 19,18 si aprì la vetrata della loggia di san Pietro e il cardinal Pericle Felici annunciò l’Abemus Papam.

Appena eletto Giovanni Paolo I avrebbe voluto parlare alla folla ma il cerimoniere glielo impedì perché non rientrava nella tradizione. Giovanni Paolo II cinquanta giorni dopo infranse il cerimoniale e parlò alla folla radunata in piazza san Pietro. Per la prima volta nella storia della chiesa papa Luciani scelse il doppio nome di Giovanni Paolo in memoria di Giovanni XXIII e Paolo VI che lo avevano preceduto. Ricordando questi due papi disse: “Io non ho né la Sapientia Cordis di papa Giovanni e neanche la preparazione e la cultura di papa Paolo, però sono al loro posto, devo cercare di servire la chiesa. Spero che mi aiuterete con le vostre preghiere”. Domenica 3 settembre recitò il suo secondo Angelus e avendo rinunciato all’incoronazione, celebrò quella sera in piazza san Pietro la solenne Messa di inizio del Ministero Petrino. La domenica successiva il 10 settembre durante l’Angelus disse una frase che rimase molto famosa: “…Dio è papà, più ancora è madre”. Durante l’angelus del 17 settembre, commentando la sua elezione a papa disse; “Nessuno è venuto a dirmi tu diventerai papa. Oh se me l’avessero detto, avrei studiato di più, mi sarei preparato. Adesso sono vecchio, non c’è tempo”. Tenne quattro catechesi, la prima sull’umiltà, le altre sulle tre virtù cardinali: Fede, Speranza, Carità. Il 23 settembre prese possesso, con una celebrazione solenne, della cattedra di san Giovanni in Laterano, che è la cattedrale di Roma. Nell’ultima udienza generale tenuta il 27 settembre chiamò un bambino per farsi aiutare nella catechesi sulla carità. Questo episodio è rimasto molto famoso perché ci fa capire la sua semplicità e umiltà, ma anche la sua fama di catechista.

Fu il primo papa a voler parlare alla folla appena eletto, anche se non glielo permisero. Fu il primo papa ad abbandonare il plurale maiestatico nei discorsi, rivolgendosi in prima persona ai fedeli e a rinunciare all’incoronazione con la Tiara, detta anche Triregno. Inizialmente non volle neppure usare la sedia gestatoria, ma poi la accettò per ragioni pratiche: i fedeli lo potevano vedere meglio. Parlò di sé molto semplicemente e ammise la sua timidezza e ricordò quando “divenne rosso per la vergogna” in piazza san Marco nel momento in cui Paolo VI gli mise sulle spalle la stola papale. Ricordò anche la paura che lo colse quando si rese conto di essere stato eletto papa tanto da dire ai cardinali: “Dio vi perdoni quello che avete fatto”. Prima di affacciarsi alla loggia ripeteva una frase in latino: “Tempestas magna est super me” (una grande tempesta è sopra di me). Una sua preghiera molto semplice, ma molto bella dice: “Signore prendimi come sono, con i miei difetti, con le mie mancanze, ma fammi diventare come tu desideri”. Morì presumibilmente tra le ore 23 del 28 settembre del 1978 e le 5 del mattino del 29 settembre nel suo letto forse a causa di un infarto miocardico e fu trovato il mattino alle 5,20 dalle suore in servizio nel suo appartamento. Papa Giovanni Paolo I è stato il 263° papa e l’ultimo italiano. Il suo pontificato fu il decimo più breve della storia perché la morte avvenne dopo soli 33 giorni dalla sua elezione. Era cugino di padre Saba De Rocco che è stato p. Generale dei padri Somaschi e partecipò alla prima sessione del Concilio Vaticano II (ottobre- dicembre 1962). Dopo 44 anni dalla sua morte il suo sorriso rimane vivo nella mente di chi l’ha visto e la sua fama di santità è cresciuta sempre di più.



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