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Writer's pictureSonia Petricca

"INSIEME SULLA STRADA"

Updated: Jul 5, 2022


"Chi vive per la strada deve scomparire anche dalla toponomastica delle idee”. Dovremmo pensare di più, quando usiamo le parole per dare nomi alle vite degli altri"...

Da gennaio nella nostra parrocchia è attivo un servizio in collaborazione con la Caritas diocesana per incontrare nelle ore serali e notturne le persone senza dimora fornendo un sostegno con coperte e generi di conforto e in modo particolare con l'intento e il desiderio di entrare in relazione.

Ma quando le temperature si alzeranno, non si parlerà più di senza tetto (in estate c’è per esempio l’emergenza caldo per gli anziani) e la gente di strada sarà come sempre dimenticata. A tal proposito mi piace ricordare che il modo in cui noi nominiamo le cose del mondo non è neutro, e che i nomi veicolano sempre un’ideologia. Il cosiddetto “barbone” non è che la punta di un iceberg, la forma più nota e clamorosa per distinguere coloro che vivono per la strada. I barboni esistono eccome, ma sono una piccolissima parte del complesso ed eterogeneo fenomeno indicato con la definizione giuridica di senza fissa dimora.

Una sera ho incontrato Alessandro che mi ha detto: “Barbone?“...Io mi faccio la barba tutti i giorni, a secco perché non ho la schiuma da barba”.. e di seguito: “la gente è abituata a mettere l’etichetta perché siccome è troppo pigra per pensare, se dà l’etichetta agli oggetti e alle persone risparmia di osservarli nel profondo”…

Chiamalo ‘disadattato’, oppure ‘momentaneamente povero’, oppure ‘uno che semplicemente per le vicende della sua vita si è trovato per strada’. No, viene etichettato: ‘barbone, sono tutti uguali’! Celati da questo termine, migliaia di individui diventano così invisibili: non potendo essere compresi dalla società civile se non marchiandoli per dissimularli, essi sono occultati dietro un nome che è indice, causa e soluzione morale della loro condizione.


“Io non mi sento né barbone né niente” mi ha raccontato Valerio con lapidaria semplicità. “Sono uno che del mio vivere in strada non ne vado né orgoglioso né dimesso. Mi considero un essere umano, una persona che ama ancora la vita”...


Umberto Eco chiude un suo bellissimo libro così: “...delle cose abbiamo solo il nome nudo".

Etichette, categorie, convenzioni aiutano a pensare l’altro. Nel caso dei senza tetto, dei clochard, dei barboni, dietro al nome ci sono le vite degli altri.


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Titolo 2

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