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Writer's pictureSonia Petricca

“L'UNITA': E' UN DONO O UN DOVERE?".



Anche quest’anno nella nostra parrocchia si celebra la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, iniziativa ecumenica in cui i cristiani di tutto il mondo, appartenenti a diverse tradizioni e confessioni, si riuniscono spiritualmente in preghiera per l'Unità della Chiesa.

«Imparate a fare il bene, cercate la giustizia» è il versetto di Isaia che fa da filo conduttore, attualissimo secondo me, il profeta infatti, ai suoi tempi, sfidò il popolo di Dio a imparare a fare il bene insieme, a cercare insieme la giustizia, ad aiutare insieme gli oppressi, a proteggere gli orfani e difendere le vedove insieme. La sfida si applica oggi anche a noi ma mi domando come possiamo vivere la nostra comunione di cristiani per affrontare i mali e le ingiustizie del nostro tempo? Come possiamo impegnarci nel dialogo e crescere nella reciproca consapevolezza, comprensione e condivisione delle esperienze vissute? E soprattutto mi chiedo l’Unità è un dono o un dovere? Sono interrogativi cui è delicato trovare risposta, così come è difficile prevedere come questa ricomposizione delle differenze si realizzerà.

A tal proposito ritengo che la ricerca dello stabilimento dell'unitarietà non può di sicuro ridursi ad un' identificazione delle reciproche diversità ed al conseguimento di una serena coesistenza, ma trova ragione nelle parole stesse di Gesù che nell’ultimo discorso ai suoi discepoli prega “perché tutti siano una cosa sola”. E aggiunge: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21).

"Il nostro dovere è proseguire con passione" (Benedetto XVI) con un dialogo serio e rigoroso, con la reciproca conoscenza, con la formazione ecumenica delle nuove generazioni e, soprattutto, con la conversione del cuore vincendo lo scoraggiamento e la seduzione alla quiescenza. A decidere tempi e modi dell'unità sarà lo Spirito Santo, mentre a noi credenti viene chiesto di pregare e impegnarsi per non ostacolarne l’azione visto che la preghiera è appunto un luogo straordinario nella misura in cui noi sottostiamo all'azione dello Spirito.

Concordo con Don Brusegan quando afferma che Il Regno di Dio” è una policromia di colori che non è prerogativa dei cattolici, dei protestanti, degli ortodossi o degli anglicani, ma che è piuttosto composta da tutte le esperienze di fede in sintonia con l’annuncio cristiano.

E che tutti siano uno, cioè “Ut unum sint” è anche il titolo dell’enciclica che nel 1995 San Giovanni Paolo II ha dedicato all’impegno ecumenico dove ribadiva che la chiesa cattolica non è solo romana, ma è cattolica quando abbraccia l’universalità delle esperienze cristiane.

Dallo "scontro alla comunione", dovrebbe diventare la prospettiva che ispira tutte le relazioni quotidiane nella parrocchia, al bar, in famiglia proprio perché l’ecumenismo deve essere uno stile di vita e un no a tutto ciò che divide per creare rapporti veri che possano essere premesse di un nuovo modo di stare al mondo.

La sfida non è solo per noi cristiani, ma per tutti i credenti, per ogni uomo, perché le religioni non abbiano a diventare motivo di violenza e di paure, ma di servizio alla causa della pace e del bene comune.


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